#293778 Arte Pittura

Matisse e i Fauves. Henri Charles Manguin. Albert Marquet. Maurice de Vlaemick. Raoul,Dufy, Kees Van Dongen, Othon Friesz, Charles Camoin, André Derain, Georges Braque.

Autore
EditoreIl Sole 24 Ore.
Data di pubbl.
CollanaColl.I Grandi Maestri dell'Arte. L'artista e il Suo Tempo.
Dettagli cm.23x29, pp.340, ill.colori. brossura copertina figurat a colori. Custodia. Coll.I Grandi Maestri dell'Arte. L'artista e il Suo Tempo.
AbstractIl Salon d'Automne di Parigi del 1905 tenne a battesimo l'esordio ufficiale di un piccolo gruppo di giovani artisti accomunati da un percorso formativo analogo, dall'amore per la luce calda e le ombre lunghe del Midi, dal costante riferimento alla ricerca pittorica di Cézanne. Riuniti in un'unica sala, i loro paesaggi, ritratti e idilli domestici abbagliarono visitatori e recensori. Per definirne l'eccentricità formale e denotarne la carica eversiva, il critico Louis Vauxcelles coniò una delle formule più celebri della storia dell'arte novecentesca: "fauves", selvaggi della moderna scena parigina. Spietata fedeltà alla percezione retinica, traduzione del dato visivo in termini di toni e timbri cromatici, composizioni sghembe furono interpretate da Matisse, Derain, Braque, Friesz, Camoin, Marquet, Van Dongen, Dufy come l'antidoto necessario alle derive di fine secolo: al facile realismo, da un lato, e alla dogmatica scienza del colore divisionista, dall'altro. Ma in assenza di un programma o di una base teorica, il gruppo si disperse a brevissimo giro in ricerche differenti, talora contraddittorie. Derain, dopo un fortunato sodalizio con Matisse, scopri al British Museum di Londra l'arte primitiva e ne sposò eleganze e monumentatila, in un percorso di progressivo avvicinamento all'esperienza coeva di Picasso. Braque accentuò, insieme a Friesz, la cifra accattivante dei suoi paesaggi portuali, per poi tornare decisamente sui suoi passi e approdare alla solidità e al cromatismo ribassato del cubismo, di cui sarà, con Picasso, tra i protagonisti riconosciuti. Camoin, Dufy e Marquet adottarono per i loro intimi quadretti bagnati dalla luce mediterranea formule garbate, di immediata presa sul collezionismo internazionale, in particolare russo. Van Dongen piegò le accensioni di colore tipiche dei fauve a un repertorio affollato di personaggi circensi, scene mondane, nudi, secondo una cifra aggressiva, quasi pre-espressionista, che ne avrebbe dettato la fortuna soprattutto in Germania. Solo Matisse, nel corso di tutta la sua carriera, tornò a più riprese a interrogare l'esperienza fauve, per discuterne i presupposti e rileggerne le acquisizioni. Ripercorrere le sue opere principali, da Luxe, calme et volupté (1904) fino alla cappella di Vence (1948-52), attraverso le serie degli anni Trenta, la decorazione Barnes e i papiers découpés, significa in questo senso confrontarsi con un percorso di ostinata, inattaccabile fedeltà al colore, e all'irrisolta tensione tra colore e disegno: perché "il colore - avrebbe detto Matisse verso la fine della vita - è una liberazione".
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